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Bhopal (India): il più grande diasastro industriale della storia
Recensione a: D. Lapierre, J. Moro, Mezzanotte e cinque a Bhopal, ed. italiana Mondadori, 2001, 2018. 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recentemente scomparso all'età di 91 anni, Dominque Lapierre, è l'autore, insieme a Javier Moro, del saggio "Mezzanotte e cinque a Bhopal".

L'inchiesta di Laperrie e Moro è dedicata alla più grande catastrofe industriale della storia, avvenuta a Bophal, nello stato indiano del Madhya Pradesh, nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984. 

Una nube di gas tossico formata da 40 tonnellate di vapori di isocianato di metile, un composto altamente tossico che causa danni irreversibili agli organismi, fuoriuscì dalla fabbrica di pesticidi appartenente alla multinazionale statunitense Union Carbide, investendo le baraccopoli circostanti per un raggio di alcuni chilometri. Il bilancio: decine di migliaia di morti, duemila dei quali nella notte stessa, e mezzo milione tra feriti e intossicati, oltre a un danno ambientale ingente, con bambini che ancora oggi nascono malformati.

 

Non si usi, per il disastro di Bhopal, semplicemente la parola “tragedia”. Le persone che persero la vita in conseguenze della fuga di isocianato di metile dall’impianto della UCIL di Bophal, sussidiaria indiana della multinazionale statunitense Unione Carbide, non furono vittime di un destino capriccioso e imprevedibile, ma della sistematica applicazione delle  logiche di sfruttamento della forza-lavoro locale povera e minorile, della negligenza, dei progressivi tagli sulla sicurezza e sul personale.

Il coinvolgente saggio di Lapierre e Moro lo documenta in modo puntuale, adottando come punto di osservazione le vicende di una famiglia proveniente dal poverissimo villaggio di Mudilapa, popolato all'epoca dei fatti da una sessantina di famiglie di adivasi, i discendenti delle antiche tribù aborigene, che costittuivano una bacino di manodopera, anche infantile, a bassissimo costo, al quale attingere, reclutata dai tharagar, intermediari per conto delle grandi aziende. Così la piccola Padmini, protagonista del racconto degli autori, dopo un viaggio in treno di 59 ore, approda con il padre Ratna, la madre Sheela e i suoi due fratellini a Bhopal, antica capitale dello Stato indiano del Madhya Pradesh, inzialmente per lavorare al riforzo della rete ferroviaria. A Bhopal la famiglia intraprenda una difficile esistenza presso il quartiere dell'Orya basti, privo sia di elettricità che di acqua corrente e di fogne, abitato interamenmte da immigrati dall'Orissa, loro regione d'origine. La vicenda della famiglia si incontrerà presto con un'altra storia destinata a segnarla, quella della lotta delle multinazionali farmaceutiche contro i parassiti. Con questo scopo nacque il Boyce Thompson Institute, a Yonkers, un sobborgo residenziale di New York ubicato sulle rive del fiume Hudson. La Union Carbide, che aveva già costruito il suo successo durante le due guerre mondiali, divenendo un grande conglomerato, è una delle aziende che si lanciò nella crociata contro i parassiti.  Alla metà degli anni Settanta, la Union Carbife aveva sia notevolmen te esteso il suo volume d'affari che diversificato i suoi prodotti. La partita, per vincere la quale ingaggiò tre brillanti ricercatori, consisteva nello sconfiggere i parassiti rispettando le norme vigenti, per la protezione e la sicurezza dell'uomo e dell'ambiente. L'insetticida oggetto della ricerca prese il nome di Sevin (abbreviazione di Experimental Insecticide Seven Seven) e nacque sulle rive del fiume Hudson, sostituendo il Ddt, dopo tre anni di esperimenti su topi, insetti, coinigli, piccioni, api, e persino gamberetti. A questo punto la Union Carbide "si affrettò a inondare l'America di opuscoli che vantavano la nascita del suo miracolo prodotto". (p.45).

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