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Libri per approfonfire i temi della Shoah, dei campi di sterminio e dei campi di prigionia 

Certamente abbondante è la bibliografia sulla Shoah, eppure permangono, a ottant'anni di distanza, ampie zone d'ombra, per esempio sulla vita nei campi di prigionia, di detenzione e di sterminio. In ogni caso, quella che qui si offre è una bibliografia minima e selettiva sull'argomento. Ho riportato quei testi che sono stati importanti per la mia stessa formazione e conoscenza dell'argomento e che, a mio parere, si segnalano per chiarezza e, soprattutto, per la capacità di portare il lettore ad addentrarsi in zone della coscienza storica quasi insondabili. 


Patrizia Posner, La farmacia di Auschwitz, ed. it. Newton Compton, 2017

Attraverso la vicenda biografica di Victor Capesius, il saggio di P. Posner racconta il sodalizio tra le S.S e la multinazionale famaceutica I.G. Farben. Si tratta di un lavoro chiarificatore e utile per sottrarre Auscwitz al ritualismo retorico che rinnova continuamente l'idea per cui, a un certo punto sarebbe, chissà da dove, calato nella storia il Male assoluto, con la conseguente facile presa di posizione che ci colloca sempre e indubbiamente dalla parte giusta. Questa "memoria" è in realtà una rimozione, nella misura in cui è priva di Storia. Secondo questa stessa  narrazione, che ben poco impegna le coscienze, puntualmente scandita ogni 27 gennaio, altra incarnazione del male assoluto è di certo Joseph Mengele. Studiando le pagine della monografia della Posner, si apprende, però, che Mengele non era certamente il solo medico presente ad Aschwitz. Ve ne erano molti, e tutti approfittavano della compelta libertà di di sperimentazione che esisteva nel campo. Completa e disumana. Vi operava, per esempio, anche la dottoressa Herta Oberhouser, che usava regolarmente le iniezioni di Evipan per uccidere bambini nel suo laboratorio prima di rimuovere gli organi e gli arti per spedirli a un centro di ricerca genetica a Berlino”. Fu condannata a soli 7 anni di detenzione dopo la guerra.
Auschwitz, del resto, era nato come campo per la sperimentazione medica. La ricostruzione della Posner si sofferma in particolare sul connubio tra l'ideologia nazista e la Farben, un matrimonio celebrato all'insegna dello sfruttamento e del profitto. Il libro offre un quadfro dinamico molto dettagliato dei processi che portano a una convergenza di interessi che dovette superare alcune inziaili divergenze e, dunque, ha il grande merito di portare il tema dall'empireo dell'astratto esercizio della memoria, che in realtà rimuove perché a-storico, all'inferno umano dei concreti contesti, delle logiche e delle dinamiche che sono stati alla base di Auschitz e in particolare di Auschwitz III; Monowitz-Buna-Weke.
Sulla base del saggio della Posner ho redatto un altro articolo in questo sito, interamente dedicato al rapporto tra nazismo e capitalismo farmaceutico.


Gordon J. Horwitz, All'ombra della morte: la vita quotidiana attorno al campo di Mauthausen, ed. ital. Marsilio, 2004

Da Auschwitz, in Polonia, a Mauthausen, in Austria. L'impianto nacque come campo di lavoro per la produzione di granito.
Il saggio di Horwitz, ricco di documentazione, risponde in modo efficace a una domanda fondamentale: è possibile che gli abitanti del centro cittadino non sapessero nulla di quanto accadeva all'interno delle mura del campo? E la risposta a questa domanda è netta. Non potevano non sapere. Sapevano e in tanti hanno fatto finta di non sapere. Horwitz lo mostra in modo irrefutabile attraverso una serie di documenti e testimonianze, portando alla luce le commistioni, i silenzi, i contatti tra le S.S e gli abitanti del villaggio. 

"Il campo di concentramento di Mauthausen non è sorto in un deserto. L'area era abitata, a meno di cinque chilometri di distanza si trovava il centro di una città. Fin dall'inizio, il campo sostenne il confronto con le autorità civili, influenzando l'esistenza dei cittadini. Ritagliando un posto per sé, il campo fece valere il proprio dominio e impose la sottomissione".

Quamdo si affrontano temi quali la Shoah e i campi di priogionie, di fronte non soltanto allo smarrimento della coscienza per quanto è accaduto ma anche alle molte zone d'ombra che avvolgono la vita nei campi, e delle quali occorre essere consavoli, è necessario attivare un'archeologia del contamporaneo. 

 
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