Nella classe medico-sanitaria, come in tutti i contenitori sociali ampi, c'è di tutto. È pertanto superfluo e necessariamente parziale l'esercizio di cercarne una qualche caratterizzazione univoca e intrinseca. Si possono, invece, leggere i processi e le dinamiche dominanti, politiche ed economiche, che incoraggiano, all'interno della classe medico-sanitaria, alcune tendenze ed atteggiamenti e scoraggiano altre tendenze e atteggiamenti. Così, ovviamente ci sono persone, medici e personale sanitario, che svolgono il proprio lavoro con grande dedizione e coscienza, onorando al massimo quella che è una professione di enorme importanza; e ci sono anche carrieristi ambiziosi che si sono volentieri fatti fanatizzare dalla crescente aziendalizzazione della sanità pubblica attuata negli ultimi decenni. I processi di privatizzazione imposti alla sanità pubblica negli ultimi tre-quattro decenni hanno infatti amplificato la competizione all'interno dei sistemi sanitari. Da questo punto di vista, la regionalizzazione dei sistemi sanitari e il loro crescente asservimento alle logiche private e di mercato hanno creato l'ambiente ideale per il cinismo, ma anche per abusi , unitamente a un eccessivo sbilanciamento della legislazione a favore dei curanti, che deve essere letto come un processo concomitante.
Ovviamente la conoscenza minimamente concreta e disincantata dei sistemi sanitari spazza via d'un colpo la retorica degli "eroi in prima linea" spammata durante la pandemia. E, ancora una volta, non perché quella rappresentazione non aderisca ad una parte anche rilevante del personale medico-sanitario,che certamente ha subito l'onda d'urto di una situazione complessa e drammatica; ma perché quella retorica è servita a deviare l'attenzione dalla vere responsabilità alla base del maggior impatto della pandemia; responsabilità che vanno ricercate nelle sistematiche e pluridecennali politiche di disinvestimento nella sanità pubblica, che si è voluta piegare verso una deriva mercantilistica irrefrenabile. E questo rende falsa la retorica dei medici eroi una seconda volta, perché essa non rappresenta comunque l'intera classe medico-sanitaria, non sempre e non tutta eroica, non sempre e non tutta coscienziosa, non sempre e non tutta dedita al paziente e a salvare vite, bensì in una sua parte, che io credo oggi significativa, orientata ai valori dell'individualismo competitivo e del mercato che, quando prevalgono, vanno in conflitto con l'orientamento al paziente.
La pandemia avrebbe dovuto insegnare che settori vitali della democrazia quali la sanità e l’istruzione dovrebbe avere un carattere veramente pubblico ed essere sottratti alle logiche del mercato. Ma non pare che qualcuno abbia davvero inteso recepire quella lezione. Proprio al contrario, la deriva individualistico-competitiva non fa che approfondirsi.
Questo accade nonostante i danni enormi prodotti dall’applicazione dei canoni del neoliberismo alla sanità pubblica, una cui rappresentazione plastica è fornita dalla carenza di posti di terapia intensiva verificatasi nella fase apicale della pandemia. È quello che accade quando si tagliano le voci “non profittevoli” per mere ragioni di bilancio. Al contrario, è un principio chiaro alla base dell’approccio universalistico alla sanità che una spesa non debba essere considerata semplicemente voce di bilancio “negativa” e quindi da cassare. È il principio al centro del welfare state, altrimenti ti trovi senza terapie intensive quando invece servirebbero di più.
L’approccio di mercato, nonostante il suo fallimento, continua ad apparire inscalfibile . Come se non bastasse, non ha soltanto amplificato gli effetti della pandemia, ma in modo più profondo è entrato nel rapporto medico-paziente, trasformando il secondo non più nel fine che dovrebbe essere ma in mezzo. Medici bravi e umani esistono ancora ed esisteranno sempre, ma qui interessa sottolineare che in queste condizioni possono continuare ad essere tali solo “contro” il sistema. Lo sforzo da opporre alla disumanizzazione mercanitilistica non è mai stato così grande e oneroso.
Eppure il neoliberismo ha fallito. Un sistema di sanità pubblica è il solo in linea di principio ad essere in grado di garantire cure per tutti e strutture disponibili anche e soprattutto al momento opportuno, proprio perché sganciato dalla logica del profitto immediato. Si capisce facilmente, per questa via, dove stia tutta la retorica su sprechi e inefficienze del pubblico, usata in realtà in senso reazionario e iper-mercatista.
[foto: Cittadinanzattiva]
Comments