Mentre in parecchi gongolano ripetendo la solita solfa pseudo-pasoliniana dell’antifascismo in assenza del fascismo, è arrivato al governo del Paese il partito uno dei cui “padri nobili”, Mario Borghezio, nove anni fa dichiarava, in un fuorionda sfuggito a margine di un meeting della destra transalpina, dove era ovviamente stato accolto come esempio e modello di successo: “il regionalismo [della Lega] è solo una copertura, noi siamo sempre i fascisti d’un tempo” e " Per tornare al fascismo non bisogna parlare di fascismo. Bisogna solo dire che si è vicini ai problemi reali della gente, che il fascismo è superato, che esistono solo i problemi reali. Tutto il resto verrà da sé”.
Gli pseudo-pasoliniani sono convintissimi che parlare di fascismo oggi sia una sciocchezza anacronistica ma la pensano esattamente all’opposto proprio quelli che si riconoscono in continuità con quella ideologia e sono oggi al potere, (lo so, dovrei dire al governo...). Nella forma raccomandano la dissimulazione, come insegna Borghezio, ma solo per poter meglio perseguire la sostanza. Sono quelli che vanno alla rottura con l’Europa senza avere un progetto che non sia la rottura, che vogliono governare l’Europa con Orban, che a livello internazionale si fanno collegare dall’ideologo Steve Bannon, ex stratega di Trump, suprematista bianco ed esplicito ammiratore del fascismo storico, il quale, giusto per chiudere il cerchio, guarda con grande fiducia e aspettativa al laboratorio Italia.
(Grazie a Walter Parisi)
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