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Immagine del redattorepier paolo caserta

Il gesto capace di assurgere a simbolo non segue un copione imposto




A margine della insistente richiesta di inginocchiarsi per la campagna Black Lives Matter, reiterata all'indirizzo dei calciatori, si sono sprecati i confronti con gesti epocali, ma quello che i sedicenti progressisti non capiscono è che la potenza di un gesto sta anzitutto nel suo essere spontaneo e frutto di un profondo convincimento personale. Il gesto di provocazione e di rottura capace di assurgere a simbolo non è mai, per definizione, quello che tutti si aspettano e men che mai quello che tutti pretendono stracciandosi le vesti in caso contrario, ma quello che irrompe inatteso sulla scena. Non segue il copione. Qui invece c'è un coro di progressismo conformista che ordina "o fate questo in questo momento o siete tutti razzisti", avendo stoltamente interiorizzato la sostituzione della lotta di classe con le campagne-facciata.


Se avessero davvero a cuore le vite dei neri, i benpensanti di casa nostra parlerebbero ogni giorno, ossessivamente, non di inginocchiamenti mediatici resi obbligatori, ma dei migranti nei campi di pomodori, del caporalato, delle vessazioni e dello sfruttamento omicida che avviene a pochi passi da loro. Invece non ne parlano e non se ne occupano minimamente. Chiedere ad altri di inginocchiarsi non li impegna e li fa apparire impegnati. Sono impanati nell'ipocrisia.

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