Su Salvini non c'è alcun dubbio, ma l'assoluta distanza da questa destra reazionaria e ultra-nazionalista è insufficiente. Poprio mentre si sta formando un "partito" del Tutto-purché-non-Salvini, che rischia di essere quanto mai cripto-leghista, diviene dirimente a mio avviso, la posizione nei confronti del Conte bis. Ho raccolto qui di seguito alcune miei opninioni in proposito espresse negli ultimi giorni.
Ripeto consapevolmente un movimento del pensiero già compiuto all'indomani della nascita dell'infame governo giallo-verde: per conto mio non occorre aspettare alcun fatto concreto per sapere come collocarsi rispetto al governo appena nato. L'esecutivo M5S-PD potrà essere meno peggio del precedente (ci vuole poco) e fare anche qualche riformicchia, ma il parto della loro unione, ove si considerino le premesse che hanno portato alla sua formazione e la storia dei due partiti principali nella nuova maggioranza, ben poco ha a che vedere con l'orizzonte della sinistra. La pressione sui migranti verosimilmente si allenterà e questo è di per sé un bene, mentre non ci si potrà certamente aspettare che sia questo governo a segnare una inversione della disastrosa rotta del Capitalismo neoliberista e dell'austerità che eseguirà fedelmente e secondo prescrizioni; al limite con qualche cautela o attenuamento, se il quadro europeo lo consentirà. Si potranno anche benissimo incoraggiare, dunque, singoli e piccoli progressi, ma avendo chiaro che la strada da seguire non è quella del sostegno ad un governo non nostro, ma quella della terzietà. (05-09-2019)
Nella prospettiva di una sinistra autonoma (intendo riferirmi, in particolare, alla sinistra non subalterna e che si pensa nell'orizzonte del Socialismo), in un'ottica di terzietà, dunque, sia rispetto al precedente governo che a quello appena costituitosi, come già ho auspicato, e come parte integrante di una strategia che sia terza, occorre tenere molto alta l'attenzione sul M5S, continuando a denunciarne e decostruirne con pazienza tutta l'ambiguità e la strategia di dissimulazione "post-ideologica". Se insisto su questo è per due ragioni: la prima, perché diversi compagni sono sempre stati possibilisti nei confronti del M5S, attendendosi svolte o evoluzioni che a mio parere non sono non solo nelle sue possibilità, ma radicalmente negli intendimenti della sua leadership. Il secondo motivo risiede nel fatto che il M5S ha saputo rendersi indispensabile per gli equilibri del sistema politico, la continuità della legislatura e l'allontanamento di Salvini dal potere, guadagnandosi una sospensione di ogni addebito che, però, a me sembra un errore, non appena usciamo dalla logica delle false contrapposizioni per guardare il quadro più largo. Anche in Italia, come altrove, stiamo assistendo alla contrapposizione tra una destra economica e tecnocratica e una destra identitaria e xenofoba, che occupano quasi per intero la scena politica e tendono a presentarsi come sole alternative possibili, in un gioco di legittimazione reciproca pericoloso per la tenuta del sistema. Con uno specifico tutto italiano: il M5S, appunto, che, caso unico nel suo genere, funge da perno indispensabile per entrambe le pseudo-alternative. Per questo affermo che il M5S è tutte le destre possibili. Se naturalmente è vero che il Socialismo di sinistra deve pensare a fare bene la sua propria strada e il resto verrà, è vero anche che parte integrante della sua strategia deve essere la parallela decostruzione della narrazione dei suoi avversari; e, in quest'ottica, la non casuale ambiguità del M5S deve essere sottolineata proprio nel momento in cui si procede alla sua normalizzazione. Ovviamente ancora di più contano le risposte effettive. Sul terreno del post-ideologico bisogna pur scendere, sia pure per dare risposte del tutto diverse rispetto a quelle del M5S, va dissodato in profondità per immettervi altri semi. (08-09-2019)
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