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Immagine del redattorepier paolo caserta

A proposito di governicchi, braccia tese, fascisti oscurati, e un altro paio di cose

Delle braccia tese penso che, arrivati a questo punto, siano soprattutto utili e molto provvidenziali. Al momento della richiesta legittimazione della restaurazione tecnocratica corrisponde l'esibizione enfatica dell'estrema destra eversiva. Credo vada da sé quello che penso di Salvini e Meloni, e non di meno di quello che si portano dietro... lo sa chi mi conosce e, penso, anche chi mi legge ogni tanto. Non sottovaluto affatto la questione di fondo, e cioè che Salvini ha sdoganato ciò che non deve trovar posto nel perimetro della democrazia liberale né nella libertà di espressione, se non in una accezione molto malintesa della libertà di espressione, che non dovrebbe mai estendersi fino al punto di includere il discorso d'odio. Non lo sottovaluto affatto, tanto che l'ho sottolineato molte volte da una quindicina di mesi a questa parte e ne ho scritto in più di un articolo. Uno, per intenderci, l'ho linkato qui sotto. Vi sostenevo, tra le altre cose, la precisa responsabilità morale dell'allora ministro dell'interno, nonché premier de facto, per l'escalation di violenza contro le minoranze. E dai fatti di Macerata all'assassinio di Soumaila Sacko, alle più recenti aggressioni di braccianti migranti nel foggiano, io non dimentico nulla. Non sono sicuro che tutti quelli che oggi sbraitano ogni giorno contro Salvini a suicidio politico ormai avvenuto innalzassero allora (settembre 2018) la loro voce allo stesso volume, né che abbiano una memoria buona come la mia. Aggiungevo, comunque, che l'alleato "post-ideologico" della Lega era ampiamente corresponsabile per il clima instauratosi nel Paese. Questo mi sembrava evidente allora e mi sembra evidente adesso. Trovo ridicola la spessa coltre di amnistia culturale e politica che è calata sul M5S nel giro di meno di un mese, almeno quanto l'improbabilissima santificazione di Conte. Non ho mai sottovalutato, dunque, il rischio rappresentato da questa destra ultra-nazionalista e reazionaria. Tuttavia, tornando agli eventi della giornata di oggi mi colpisce che i fascisti mai pentiti non siano forse mai stati così presenti sui social, con i loro gesti additati in migliaia di post, come il giorno in cui Facebook ha deciso di oscurarli. È una concomitanza almeno degna di nota, quella tra l'oscuramento e il momento di massima intensità delle presenza sui social. Non sorprende, perché l'informazione mainstream ha messo sotto i riflettori il manipolo di fascistoidi con il braccio teso e in tantissimi sui social non hanno fatto altro che farne rimbalzare l'immagine. Chiunque capisce che il punto non è la creazione dal nulla, perché il fenomeno naturalmente esiste, ma la sua utile amplificazione. E nemmeno può essere in dubbio che nella piazza di Montecitorio ce ne fossero moltissimi che, braccia tese o no, avversano la democrazia liberale. Non si dovrebbe, però, nemmeno ignorare che anche non pochi tra quanti siedono nel governo avversano apertamente la democrazia rappresentativa e parlamentare, ma questi ultimi stanno beneficiando di un rapidissimo processo di normalizzazione. D'altra parte, non è certamente la prima volta che il rischio dell'eversione di estrema destra viene usato per legittimare la conservazione, anche quando i personaggi chiamati a garantirla sono davvero improbabili. Lo schema non è sorprendente né nuovo, ma quello che non smette di sorprendere è la sua intramontabile efficacia. Così il pendolo passa dalla reazione alla conservazione, dalla destra identitaria a quella tecnocratica, ma ad ogni oscillazione la tenuta del sistema diminuisce avvicinandosi al punto di rottura. Mentre i più si dividono ancora una volta di fronte a quello che dovrebbe oggettivamente essere visto come un unico indigeribile pacchetto.





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