Quelli del PD che si rallegrano per Lula presidente sono proprio fenomenali. Come se con la grande vittoria di Lula avessero qualcosa a che spartire. Ha vinto il presidente socialista, operaio e sindacalista, il presidente dei poveri delle favelas. Dalla stessa parte della lotta di un altro grandissimo, Chico Mendes, l'eco-socialista che difese la foresta e gli indigeni (legando strettamente la questione ambientale a a quella sociale) e con il quale non a caso Lula fondò nel 1980 il Partido dos Trabalhadores: "l'ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio", diceva Chico Mendes. Il Pd che oggi esulta per Lula pratica il giardinaggio e il cambio delle vocali, rafforzando ogni giorno il governo Meloni nato precario, ha rimosso il conflitto sociale e si è seduto dall'altra parte dello scontro di classe. Chico Mendes fu assassinato nel 1988 da due rancheros (latifondisti), circostanza che rende quanto mai evidente la dimensione di classe della sua lotta. La matrice personale e politica di Lula, ex operaio-sindacalista di umili origini è largamente la stessa, e gli stessi ambienti che uccisero Mendes, protetti e rappresentati da Bolsonaro, sono i responsabili della strategia golpista che ha costretto Lula a subire il carcere. Resta da spiegare a Letta, Boldrini e gli altri fenomeni del PD che anche la posizione di Lula sulla guerra è, conseguentemente, del tutto incompatibile con quella del PD, che ha voluto e vuole la guerra, mentre Lula vuole la pace. Il PD classista e guerrafondaio nulla ha a che vedere con la vittoria di Lula, sta da ogni punto di vista dall'altra parte. Ogni giorno si moltiplicano le occasioni perse dal PD per tacere.
(Pier Paolo Caserta, 31-10-2022)
[foto: Internazionale]
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