Discorso elettorale di Hitler per le elezioni politiche del luglio 1932
Le elezioni del luglio 1932 restituirono al partito nazionalsocialista la maggioranza relativa dei suffragi. Rappresentarono, quindi, una tappa decisiva per l'ascesa del nazismo al potere. Nel gennaio del 1933 Hitler fu nominato cancelliere dal presidente Von Hindenburg e ricevette l'incarico di formare un nuovo governo.
Quello riportato di seguito è il testo di un comizio pronunciato da Hitler durante la campagna elettorale. Risulta notevolmente chiarificatore delle ragioni che consentirono a Hitler e ai nazisti di far leva sul profondo malcontento sociale e sulla crisi della Repubblica di Weimar. Nel discorso sono presenti, e sono propagandisticamente enfatizzati, i bersagli polemici additati da Hitler come responsabili della condizione della Germania che, si ricorderà, nel 1932 era prostrata anche a causa degli effetti sistemici della crisi del '29.
Proponiamo dapprima il discorso elettorale, dopo di che andremo ad analizzarne i passaggi chiave, esplicitando e bersagli polemici e cercando di comprendere le ragioni dell'efficacia della retorica hitleriana nel contesto della profonda crisi economica e sociale della Germania dei primi anni Trenta.
Miei camerati tedeschi! C’è una presa di coscienza e una ribellione in atto nella nostra nazione: una ribellione che dimostra come oggi milioni di persone si sono rese conto che nelle prossime elezioni non c’è in ballo ormai soltanto la scelta su una nuova coalizione di governo: sì, c’è in ballo qualcosa di più importante della scelta di un nuova leadership. Perché la scelta che abbiamo di fronte oggi è tra sicurezza e rovesciamento: le due possibili direzioni che può prendere la Germania. Una di queste alternative ha prevalso per 60 o 70 anni, e ha dimostrato quello che può e quello che non può fare. Ed ha intrapreso una ricostruzione ispirata ad idee guida internazionali, non cambia che fossero portate avanti dalla borghesia o dai partiti marxisti. Mentre l’altra (direzione) ha scelto di concentrarsi sulle risorse e le forze che avevamo dentro di noi, in una Germania unita nel vero senso della parola, senza classi, strati sociali, o differenze religiose. Per 13 anni questa Germania ha governato. E così la propaganda elettorale di questa Germania, con le sue azioni e risultati. Quanti dei nostri avversari oggi possono portare a testimonianza delle loro azioni tutte le classi sociali tedesche? Possono dire che i contadini, gli operai, i commessi, la classe media, sì insomma, che tutti i ceti produttivi sono al loro fianco? Che parleranno bene di quello che hanno fatto? Invece in genere preferiscono non parlare di questi 13 anni, ma cercano piuttosto di focalizzare la loro propaganda elettorale sulla critica a quello che è successo nelle ultime sei settimane, fatti dei quali dicono che sono responsabili i nazionalsocialisti. Ma come è possibile? Non abbiamo inventato noi la parola “aspettare”. Ma è stata pronunciata dal presidente del Reich: sì, dai socialdemocratici e dal partito di centro, che lo hanno votato. E dunque come potremmo essere noi i responsabili? Ma anche se così fosse, accetterei prontamente la responsabilità di queste sei settimane. Ma questo signore dovrebbe essere disposto ad accettare la responsabilità di quello che è successo negli ultimi 13 anni! Ora sostengono che per gli ultimi 13 anni hanno cercato di fare solo il bene del Paese, ma siamo noi che glielo abbiamo impedito. Per 13 anni hanno dimostrato sia in economia che in politica quello che sono in grado di combinare. Una nazione economicamente distrutta, i contadini in rovina, la classe media in miseria, i bilanci di intere Regioni e di comunità prospere finite in malora, tutto il Paese in bancarotta e sette milioni di disoccupati. Possono raccontarla come vogliono, ma loro sono i responsabili! E si sapeva che sarebbe andata a finire così! Qualcuno crede davvero che una nazione può progredire nel suo complesso quando la sua vita politica è così lacerata da lotte intestine come quelle che dividono la Germania? Ho visto, ad esempio, quante formazioni si presentano alle elezioni: 34 partiti! La classe operaia ha il suo partito. E – nemmeno a dirlo – non ne ha solo uno, ma tre o quattro. La borghesia, che è molto più intelligente, ha bisogno di ancora più partiti. La classe media deve avere i suoi partiti, gli economisti i loro partiti, i contadini il proprio partito, anzi, anche tre o quattro. E i proprietari di immobili devono, nel loro modo molto interessante dal punto di vista politico, esprimere la loro visione del mondo attraverso un partito. E gli affittuari, naturalmente, non possono restare senza rappresentanza. E i cattolici anche hanno il loro partito, ed i protestanti un altro partito, ed i bavaresi un altro partito ancora, così quelli della Turingia, pure quelli del Wurttenberg hanno il loro partito extra speciale, e così via: 34 in un solo Paese! E questo in un momento in cui sono davanti a noi problemi enormi, che possono essere affrontati solo se si uniscono tutte le energie della nazione. I nostri avversari dicono che i nazionalsocialisti, e soprattutto io, sono persone intolleranti, incompatibili, sostenendo che non vogliamo cooperare con gli altri. E un politico ha affinato ulteriormente l’accusa dicendo che i nazionalsocialisti non sono veramente tedeschi, dal momento che si rifiutano di collaborare con gli altri partiti. Quindi allora è tipicamente tedesco avere 30 partiti? Ho imparato una cosa: questi signori hanno completamente ragione: siamo intolleranti! Mi sono dato un obiettivo: espellere i 30 partiti dalla Germania! Mi hanno sempre confuso con un borghese o con un politico marxista: personaggi che oggi sono del SPD, domani dell’USPD, il giorno dopo del KPD, e poi si fanno sindacalisti; o gente che è democratica oggi e domani finisce nel Partito Nazionale Tedesco, e il giorno dopo nel partito economico. Ci hanno sempre confusi con loro stessi. Abbiamo un obiettivo davanti a noi: dobbiamo essere spietati, al limite del fanatismo, e sotterrare tutti questi nella tomba! Ho visto questo borghese cercare di spremersi le meningi per capire il nostro movimento. Solo pochi mesi fa, ho incontrato un ministro dell’Interno che mi ha suggerito di disperdere tutte queste persone (le SA e le SS, ndr), far loro togliere le uniformi, e poi farli diventare una neutrale, pacifista associazione democratica o un club sportivo. Così loro potranno entrare, e io e il movimento nazionalsocialista saremo finiti: una ricetta semplice. È così che ragionano! Ancora non si rendono conto che qui si tratta di qualcosa di completamente diverso da un semplice borghese partito politico-parlamentare; qualcosa che non può essere sciolto, e i cui appartenenti escono sempre più rafforzati e più compatti dagli attacchi esterni. Questo movimento ha rivelato cos’è la vera Germania: qualcosa che non può essere fatto a pezzi. C’è un politico borghese che dice: io ora per un po’ mi ritiro, fino quando i nazionalsocialisti non si sciolgono: poi ricomincerò di nuovo da dove mi ero fermato, e tutti quelli che mi seguivano ritorneranno da me. È così che ragionano, perché semplicemente non riescono a capire che questo movimento è tenuto insieme da qualcosa che non può essere distrutto. Prima che questi 30 partiti nascessero vi era un popolo tedesco, e dopo che i partiti saranno saranno passati, il popolo ci sarà ancora. E noi non vogliamo essere rappresentanti di una semplice categoria professionale, di una classe sociale, di una religione, o di una regione, ma vogliamo educare il popolo tedesco in modo che realizzi che non c’è vita senza giustizia, non c’è giustizia senza potere, non esiste potere senza la forza, e che la forza deve nascere dal nostro popolo.
(Comizio elettorale di Adolf Hitler per le elezioni generali del luglio 1932. Fonte: il discorso è ampiamente circolato in rete.)
Analisi e contestualizzazione dei passaggi chiave:
"una Germania unita nel vero senso della parola, senza classi, strati sociali, o differenze religiose": l'ideologia del nazismo è incentrata sulla logica di costruzione della compattezza del popolo tedesco sulla base della stirpe e del sangue. Il concetto è enfaticamente ripreso nella parte conclusiva del discorso: "noi non vogliamo essere rappresentanti di una semplice categoria professionale, di una classe sociale, di una religione, o di una regione, ma vogliamo educare il popolo tedesco in modo che realizzi che non c’è vita senza giustizia, non c’è giustizia senza potere, non esiste potere senza la forza, e che la forza deve nascere dal nostro popolo".
"Per 13 anni questa Germania ha governato (...) In tutto i il discorso è costante il riferimento ai "13 anni" della Repubblica di Weimar. Hitler conduce in profondità un attacco all'intero sistema dei partiti e in particolare a quelle forze, la SPD (socialdemocrazia) e il Zentrum cattolico, che ressero i delicati equilibri politici della Germani del dopoguerra. I governi della Repubblica di Weimar si trovarono a fronteggiare una situazione di oggettiva difficoltà e complessità. Hitler additò in modo martellante i partiti di governo come responsabili delle condizioni della Germania e del popolo tedesco.
Una nazione economicamente distrutta, i contadini in rovina, la classe media in miseria, i bilanci di intere Regioni e di comunità prospere finite in malora, tutto il Paese in bancarotta e sette milioni di disoccupati. Possono raccontarla come vogliono, ma loro sono i responsabili!
I nazisti capitalizzarono il profondo dissesto economico e la sofferenza sociale della Germania dei primi anni Trenta, acuiti dagli effetti su scala globale della crisi del '29. Il crollo della Borsa di Wall Street ebbe effetti sistemici che si fecero sentire ovunque, ma in Germania in modo particolarmente drammatico. Dalla metà degli anni Venti, infatti, la ripresa economica della Germania era legata strettamente agli aiuti economici americani stanziati con il piano Dawes (1925).
[Fonte: slideplayer.it I consensi elettorali del nazismo aumento con l’approfondirsi della crisi economica. La relazione tra la crisi del '29 e l'ascesa del nazismo non costituisce dunque una semplice concomitanza economica, ma si qualifica come un preciso nesso di causa-effetto]