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Dominio della tecnica e civiltà dell'intrattenimento

Il mio prossimo libro, in fase di chiusura, è dedicato al tema della Tecnica. In particolare, il mio lavoro ha preso la direazione di unapprofondimento del binomio Tecnica-mercato. Qui si concentrano le odierne forme non solo della dipendenza, ma anche della schiavitù e della disumanizzazione, di qui passa, quindi, anche tutto quello che nel breve futuro meriterà il nome di resistenza.

Tecnica, Mercato e intrattenimento sono elementi che oggi si intrecciano strettamente. Di fatto, a mio parere, in qualunque momento ci accostiamo al problema non possono essere separati senza amputare il problema generale di una sua componente essenziale.

La civiltà dell'intrattenimento ha sempre una vero arsenale di riserva al quale attingere. Le sue forme si impastano del tempo, sannop varare senza variare, per riconfermarsi, rigenerarsi, perpetuarsi. Insomma si può andare avanti al lungo, tanto a lungo quanto dureranno mediocrità, arrivismo, voyerismo di massa.

Nell’epoca in cui la politica inginocchiata alla governance neoliberista e ridotta a mera

amministrazione dell’esistente ha perso ogni ambizione a modificare la realtà in senso

migliorativo, anche l’arte, e la musica che ne è tra le massime espressioni, ha smesso

di essere critica, non più veicolo privilegiato di denuncia, per farsi subalterna, orpello

del potere. (...) Chiudendo questo cerchio, non sorprende di certo che l

modalità e regole di selezione dell’arte siano state inglobate interamente dalla

televisione.

 Si scoraggia sistematicamente l’avere un progetto artistico di ampio respiro o

comunque di spessore. Anzi, lo si rende del tutto superfluo ai fini del successo.

E, quindi, in definitiva un impaccio, perché quello che è superfluo sulla via del

conseguimento del successo diviene un bagaglio del tutto immotivato, e di più un

lusso, una zavorra che pesa e ostacola nella lotta per la sopravvivenza. Esattamente

quello che si chiede ai politici, cioè di limitarsi ad amministrare l’esistente, lo si chiede

agli “artisti”: essere meri esecutori, qui ed ora, senza progetto. Per le stesse ragioni,

non esistono più statisti degni di questo nome. È il risultato della soppressione

dell’orizzonte progettuale e della promozione di tutte quelle qualità e caratteristiche che

vanno in direzione diametralmente opposta. Nella politica come nell’arte. Gli statisti e gli artisti muoiono forse insieme. Si sopprime la visione.

La forma finale del capitalismo sta indecifrabile da qualche parte al punto di convergenza tra il mercato, la Tecnica e la civiltà  dell'intrattenimento. Al culmine del progresso tecnico, forse non  siamo mai stati così tanto dentro la caverna di Platone. Le ombre  che si susseguono sulla parete assumono la forma iper-tecnologica  delle immagini sullo schermo piatto del nostro i-phone.

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