Il governo ha dimostrato tutto il suo disprezzo nei confronti della scuola.
Le comunità scolastiche sono da mesi ingiustificatamente sballottate.
Le scuole sono state costrette, e ritengo ancora lo saranno, a stravolgere assetto e organizzazione più volte nel giro di 24 ore, strette tra un dpcm e un’ordinanza regionale che lo smentisce immediatamente, con conseguenze destabilizzanti per gli studenti e loro famiglie, per i docenti, per tutto il personale scolastico, per le comunità scolastiche.
Questa situazione non ha nulla di necessario, poteva e doveva essere evitata.
Da una parte è il risultato della nefasta riforma del titolo V della Costituzione (2001, governo Amato, centrosinistra) che istituì “materie di legislazione concorrente” tra governo e Regioni, e i cui disastri sono stati esaltati dall’emergenza pandemica.
In ogni caso, si poteva e si doveva evitare questa situazione di grave incertezza, che puntualmente si ripete, con una seria e preventiva concertazione tra governo e regioni e con le parti sociali, che portasse ad una linea condivisa una volta per tutte.
In un quadro di lunga durata della pandemia, chiarissimo già da marzo dello scorso anno, non comprendo perché le disposizioni per il mondo della scuola debbano continuare a navigare a vista. Apri, chiudi, riapri forse, riapri al 50 per cento, riapri al 75 per cento.... Questa improvvisazione non è soltanto il riflesso inevitabile della condizione di precarietà e incertezza indotta dall'emergenza, è l'improvvisazione di un governo di improvvisati. Anche sul fronte della scuola, il governo ha la responsabilità politica di una gestione completamente deficitaria dell’emergenza. E se ora sconta, la prima responsabilità è sua.
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